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Deutsch Italienisch Der Prosatext im heutigen Standarditalienisch:
Einundzwanzigstes Kapitel Ventesimo primo capitolo

Als ich die obenstehenden Reime von Minne gesprochen, kam mir die Lust an, nun auch zum Lobe meiner Frau einige Worte zu sagen, worin ich dartäte, wie durch sie Minne erwache und nicht bloß da erwache, wo sie zuvor schon schlummert, sondern wie sie auch da, wo sie als Vermögen noch nicht vorhanden ist, von jeder Frau durch wunderbare Wirkung ins Dasein gerufen werde. Und darauf sang ich:

Elftes Sonett

Die Liebe wohnt in meiner Herrin Blicken,
Die, was sie anschaun, wunderbar verklären;
Wem einen Gruß sie gnadenvoll gewähren,
Dem bebt durchs Herz unsagbar ein Entzücken.

Der muss die Stirn betroffen abwärts kehren,
Ob seiner Mängel seufzend, die ihn drücken;
Selbst Hass und Hochmut muss vor ihr sich bücken –
Drum helft, ihr Frauen, mir, sie hoch zu ehren!

Wer schlürfen darf des Mundes süßen Laut,
Dem schwillt das Herz in ehrfurchtsvollen Wonnen;
Drum selig, wer das erste Mal sie schaut.

Doch wenn sie kaum zu lächeln hat begonnen:
Kein Wort kann’ s schildern, kein Vergleich erreichen –
Ein Wunder ist es, neu und ohnegleichen!

Poscia che trattai d'Amore ne la soprascritta rima, vènnemi volontade di volere dire, anche in loda di questa gentilissima, parole per le quali io mostrasse come per lei si sveglia questo Amore, e come non solamente si sveglia là ove dorme, ma là ove non è in potenzia, ella, mirabilemente operando, lo fa venire. E allora dissi questo sonetto, lo quale comincia: "Negli occhi porta".

Negli occhi porta la mia donna Amore, per che si fa gentil ciò ch'ella mira; ov'ella passa, ogn'om vèr lei si gira, e cui saluta fa tremar lo core,

sì che, bassando il viso, tutto smore, e d'ogni suo difetto allor sospira: fugge dinanzi a lei superbia ed ira. Aiutatemi, donne, farle onore.

Ogne dolcezza, ogne pensero umile nasce nel core a chi parlar la sente, ond'è laudato chi prima la vide.

Quel ch'ella par quando un poco sorride, non si pò dicer né tenere a mente, sì è novo miracolo e gentile.

Questo sonetto sì ha tre parti. Ne la prima dico sì come questa donna riduce questa potenzia in atto, secondo la nobilissima parte de li suoi occhi; e ne la terza dico questo medesimo, secondo la nobilissima parte de la sua bocca: e intra queste due parti è una particella, ch'è quasi domandatrice d'aiuto a la precedente parte ed a la sequente, e comincia quivi: "Aiutatemi, donne." La terza comincia quivi: "Ogne dolcezza". La prima si divide in tre; che ne la prima parte dico sì come virtuosamente fae gentile tutto ciò che vede, e questo è tanto a dire quanto inducere Amore in potenzia là ove non è; ne la seconda dico come reduce in atto Amore ne li cuori di tutti coloro cui vede; ne la terza dico quello che poi virtuosamente adopera ne' loro cuori. La seconda comincia quivi: "ov'ella passa"; la terza quivi: "e cui saluta". Poscia quando dico: "Aiutatemi, donne," do a intendere a cui la mia intenzione è di parlare, chiamando le donne che m'aiutino onorare costei. Poscia quando dico: "Ogne dolcezza," dico quello medesimo che detto è ne la prima parte, secondo due atti de la sua bocca; l'uno de li quali è lo suo dolcissimo parlare, e l'altro lo suo mirabile riso; salvo che non dico di questo ultimo come adopera ne li cuori altrui, però che la memoria non puote ritenere lui né sua operazione.

 

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